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Domande frequenti

E' vero che bere un bicchiere o due di vino a pranzo riduce l'incidenza di malattie cardiache?
L’assunzione moderata di alcool è in genere associata ad una minor incidenza delle coronaropatie. Ciò vale per tutti i tipi di alcool (birra, vino rosso o bianco e liquori). Anche se l’alcool induce un aumento dell’ HDL, non è detto che riduca il rischio cardiovascolare. L’alcool non dovrebbe mai essere usato come ” farmaco ” per aumentare l’ HDL o per ridurre il rischio cardiovascolare. Enormi, infatti, sono i rischi connessi all’assunzione di bevande alcoliche. In ogni caso, l’assunzione moderata di alcool ai pasti sembra ridurre il rischio cardiovascolare.
Che cosa è la fibrillazione atriale?
La fibrillazione atriale è un modello disordinato di contrazione degli atrii, i piccoli alloggiamenti del cuore che il sangue attraversa per arrivare ai ventricoli. I problemi principali che essa comporta sono una frequenza cardiaca elevata e la tendenza alla formazione di trombi negli atrii, che possono causare ictus cerebrale. Ecco perchè generalmente si tenta di convertire gli atri farmacologicamente e/o elettricamente in ritmo sinusale.
Quali sono i metodi per scoprire se rischio di ammalarmi di cuore? Forse la prova da sforzo?
Se non ha mai avuto problemi e/o sintomi cardiaci, la prova da sforzo non è sicuramente il metodo migliore per determinare il Suo rischio. Può rilevare soltanto stenosi coronariche significative. Invece, oggi esistono metodi più moderni per scoprire se si è un soggetto a rischio di cardiopatie. Tramite prove speciali effettuate sul sangue, per esempio, è possibile predire il rischio cardiaco. Recentemente si è parlato molto del cosiddetto Ultrafast CT, un indicatore in grado di rilevare la formazione di placche nei vasi del cuore.
Che cosa è l'ipertensione arteriosa?
La pressione arteriosa è regolata da meccanismi ed equilibri complessi ed incredibilmente specializzati. La pressione sanguigna rappresenta una misura della quantità  di sangue pompata al di fuori del cuore e dei vasi. La quantità  di sangue pompata fuori dal cuore dipende da due fattori, il volume di sangue che ritorna al cuore dal resto del corpo e l’effettivo pompaggio del muscolo cardiaco. I vasi in cui il sangue viene pompato sono a loro volta controllati da due meccanismi importanti: il sistema nervoso simpatico (controllato a livello centrale dal cervello) ed il rivestimento interno del vaso (chiamato endotelio), che produce una quantità  enorme di sostanze chimiche che a loro volta gestiscono il tono del vaso (vasodilatazione o vasocostrizione).
L’alterazione di uno dei suddetti meccanismi provoca l’ipertensione. La maggior parte dei pazienti ipertesi presenta sovente due, tre o più cause di pressione sanguigna elevata: ciò spiega perchè molti di essi necessitano di due o più agenti terapeutici.
Che cosa è l'insufficienza cardiaca?
Attualmente definiamo “insufficienza cardiaca” l’incapacità  del cuore di pompare verso l’esterno sangue sufficiente per soddisfare le esigenze del corpo. I meccanismi sottostanti  sono incredibilmente complessi. La funzione di pompaggio del cuore consta di due componenti: la capacità  del cuore di distendersi correttamente, in modo da accogliere il sangue, e di pompare il sangue verso la periferia del corpo. La prima fase è chiamata “diastole” e la seconda “sistole”. Quando il cuore comincia a non funzionare, quasi sempre entrambe le funzioni sono alterate; le decisioni del medico circa il trattamento dipendono dalle percentuali di danno relative alla disfunzione diastolica o sistolica in ogni individuo.
Conosciamo a fondo i meccanismi sistolici dell’insufficienza e meno quelli diastolici: ciò incide fortemente sulle nostre capacità  di trattare l’insufficienza, con terapie più consolidate per la disfunzione sistolica e meno per la disfunzione diastolica. Gli studi più recenti sono volti a comprendere i meccanismi con cui il resto del corpo si adatta alla disfunzione cardiaca, nel tentativo di correggere e neutralizzare questi mutamenti. Tali adattamenti, che inizialmente mantengono le funzioni d’organo, si trasformano poi a loro volta in vere e proprie disfunzioni.
Esistono metodi scientificamente provati per ridurre il proprio rischio cardiovascolare?
Di seguito sono elencate le variabili che sicuramente modificano il rischio cardiovascolare:
  • Dieta
  • Esercizio fisico frequente
  • Smettere di fumare, per i fumatori
  • Trattamento con farmaci che riducono il colesterolo
  • Trattamento con farmaci che riducono la pressione arteriosa
  • Trattamento antidiabete
  • Aspirina almeno una volta al giorno
  • Terapia ormonale nelle donne in menopausa
Quel che conta è che la malattia coronarica può essere evitata. Se pensa di essere a rischio parli con il Suo medico di fiducia.
All'ultimo controllo il mio colesterolo era inferiore a 200
Un valore basso di HDL (“colesterolo buono”) è un fattore di rischio, ma non tutte le persone aventi un HDL basso sono maggiormente a rischio. Anche se può sembrare paradossale, spesso le diete grasse tendono ad abbassare i livelli di HDL; anche i vegetariani presentano livelli bassi di HDL. Ma in questa situazione il LDL (“colesterolo cattivo”) è egualmente basso e i vegetariani non vedono in genere aggravarsi il loro rischio. In presenza di una dieta normale e, in particolare, di altri fattori di rischio, un valore basso di HDL basso potrebbe denotare un aggravarsi del rischio. Non è provato che un aumento dell’HDL impedisca gli attacchi di cuore; tuttavia, si dovrebbero tenere presenti le seguenti indicazioni per aumentare il livello di HDL:
  • smettere di fumare, per i fumatori;
  • perdere peso, se si è in soprappeso;
  • fare esercizio fisico.
Anche se l’alcool aumenta i livelli di HDL, non è consigliabile che si cominci a bere! Per concludere, un HDL basso dovrebbe indurLa a cercare di abbassare l’LDL, anche ricorrendo ai farmaci.
Ho avuto un infarto qualche mese fa. Cosa devo fare per non averne più?
La regressione della malattia coronarica è possibile, in alcuni casi, ma si deve essere vigili su più fronti. E’ la combinazione di cambiamenti nello stile di vita (fumo, stress), esercizio fisico, dieta sana e controllo dei valori del colesterolo a ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari. Infatti, il termine regressione va inteso non come scomparsa delle placche aterosclerotiche coronariche, ma come riduzione degli eventi ischemici del miocardio.
Il mio tasso di colesterolo è alto ma nessun membro della mia famiglia soffre di cuore. Devo preoccuparmene?
Ipercolesterolemia non è sinonimo di malattia coronarica. In primo luogo, bisogna distinguere fra colesterolo HDL e LDL. Esistono individui affetti da ipercolesterolemia, ma con un LDL normale e un HDL elevato (il che è positivo). In secondo luogo, vi possono essere altri fattori ereditari che contribuiscono a modificare gli effetti dell’ipercolesterolemia da LDL. In ogni caso, la mancanza di familiarità  per malattie cardiovascolari, benchè incoraggiante, non rende immuni dagli effetti dell’ipercolesterolemia. Occorre quindi controllare la propria dieta, fare esercizio fisico e modificare il proprio stile di vita. I farmaci che riducono il colesterolo vanno assunti dietro prescrizione medica e solo in relazione all’età  e alla presenza di altri fattori di rischio.
I farmaci che riducono il colesterolo impediscono gli attacchi di cuore?
Gli studi degli ultimi 20 anni hanno dimostrato che i farmaci che riducono il colesterolo possono impedire gli attacchi di cuore e ridurre effettivamente il tasso di mortalità  nella popolazione ad alto rischio. Ecco perchè nei pazienti cardiopatici è necessario utilizzare questi farmaci. La scelta non è altrettanto immediata in persone che non abbiano sofferto di attacchi di cuore. Tuttavia, uno studio recente ha indicato che in individui non sofferenti di cuore, trattati con questi farmaci per cinque anni, si è registrata una riduzione degli eventi cardiaci rispetto alla popolazione non trattata. Di conseguenza, se si trova in una classe di rischio medio-alta ed il Suo tasso di colesterolo è elevato, probabilmente potrà  trarre beneficio dalla terapia. Il Suo medico La aiuterà  a prendere una decisione in materia.
Esistono geni che proteggono dai danni dell'ipercolesterolemia?
Molti avranno sentito parlare di geni “magici ” che proteggono dalle malattie cardiovascolari. Cosa c’è di vero? Purtroppo non molto. Tempo addietro, in una località  italiana si rilevò che, nonostante valori patologici di HDL e trigliceridi, l’incidenza complessiva di malattie cardiovascolari era molto bassa. Si pensò quindi che, grazie all’esistenza di fattori genetici (chiamati apoA-I Milano), quelle popolazioni vivessero più a lungo di quelle delle restanti regioni d’Italia; tuttavia, successivamente si è constatato che ciò valeva per tutti gli abitanti della località  in questione! Non esiste una prova diretta che questo gene protegga dalle malattie di cuore. Comunque, gli studi clinici sono in corso e presto dovrebbero fornire maggiori indicazioni sugli eventuali benefici dell’apoA-I Milano.
Esistono esami del sangue che possano determinare il mio rischio? E' sufficiente conoscere il livello di colesterolo?
No, conoscere il Suo tasso di colesterolo non basta, particolarmente se ha trascorsi familiari per cardiopatie. Per esempio, la differenziazione tra colesterolo HDL e LDL è molto importante. Vi sono inoltre metodi più aggiornati, ritenuti importanti per la predizione del rischio. Essi recano nomi poco noti come Lp(a), omocisteina, fibrinogeno ed apoE.
E' giusto assumere vitamine antiossidanti, come betacarotene e vitamina E, per prevenire le malattie cardiovascolari?
Il problema è che non esistono studi comprovati. Due grandi studi hanno di recente evidenziato che la somministrazione di betacarotene non riduce significativamente l’incidenza di malattie cardiovascolari. Di conseguenza, il ricorso a tali sostanze non è giustificato. D’altra parte, pochi studi sono stati effettuati sulla vitamina E. Recentemente si sono avviati, su scala mondiale, numerosi trials clinici, ma i dati non sono ancora disponibili. Nel frattempo, che fare? Anche se assumere la vitamina E probabilmente non provoca effetti collaterali di rilievo, è preferibile attendere i risultati delle ricerche
E' vero che assumendo un'aspirina al giorno si prevengono gli attacchi di cuore?
Sì, numerosi studi provano che l’aspirina contribuisce effettivamente ad impedire l’ischemia e l’infarto del miocardio. L’aspirina provoca una moderata riduzione del potere aggregante del sangue, diminuendo il rischio cardiovascolare. Acetominofene ed ibuprofene non hanno lo stesso effetto. Consultare un medico prima di iniziare il trattamento.
Sono stato operato di sostituzione valvolare aortica con impianto di protesi meccanica. Sono in trattamento con anticoagulante e una volta al mese mi sottopongo ai controlli PT. Ogni volta sono però costretto a variare il dosaggio del farmaco. Perchè?
Avendo effettuato un intervento di sostituzione valvolare aortica Lei dovrà  assumere un anticoagulante per via orale per tutta la vita. Questo farmaco allunga il tempo di sanguinamento evitando così il verificarsi di fenomeni trombotici a carico della sua nuova valvola. Per controllare che ciò avvenga senza peraltro comportare per Lei rischi emorragici, è necessario sottoporsi periodicamente a un controllo della coagulazione del sangue: questo esame è il tempo di protrombina (PT). La risposta alla Sua domanda sta nel fatto che l’anticoagulante da Lei assunto è assorbito nel tratto gastrointestinale e metabolizzato a livello epatico: questo significa che ogni persona “reagisce” in modo diverso al farmaco necessitando di continui aggiustamenti della dose. L’assorbimento del farmaco è inoltre condizionato dalla dieta: il consiglio è quello di assumere più o meno sempre lo stesso quantitativo di verdure e seguire le istruzioni in materia generalmente fornite dal Suo laboratorio o medico curante. Attualmente il modo migliore per ridurre al minimo gli “errori” possibili sulla valutazione del Suo stato coagulativo è l’esame chiamato INR. Ne parli con il Suo cardiologo ed il laboratorio di analisi cui si rivolge.
Se conduco uno stile di vita regolare (controllando la dieta, facendo attività fisica giornaliera e mantenendo un livello di colesterolo inferiore a 200) non avrò mai malattie di cuore?
Non necessariamente. Molte persone presentano fattori genetici (ereditari) che ne aumentano il rischio cardiaco malgrado uno stile di vita sano. Un indizio è costituito dalla Sua anamnesi familiare: se uno dei Suoi genitori o un altro parente ha avuto una cardiopatia in età  precoce, anche Lei potrebbe essere a rischio. Soltanto esami più dettagliati possono determinare il Suo rischio ed aiutarLa a individuare il da farsi per ridurlo.
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