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Imaging a risonanza magnetica: la diagnostica utile ai cardiopatici ed ai controlli post chirurgici

30 ottobre 2014 • senza categoria, prevenzione 10076
Guida per il cardiopatico alla prestazione di imaging a risonanza magnetica (RMI)

In una sezione web dell’American Heart Association dedicata alla prevenzione degli attacchi cardiaci è stata di recente pubblicata un'utile guida sulla tecnica di imaging a Risonanza Magnetica. Questa pratica diagnostica innovativa permette di creare dettagliate immagini del sistema cardiovascolare e degli organi interni, in modo non invasivo, ed identificare aree a rischio sia nel cuore che nei vasi sanguigni. La RMI non usa radiazioni, come ad esempio avviene per le angiografie, e può mostrare se il cuore è stato danneggiato da un precedente attacco cardiaco, se sono presenti malattie del pericardio e se gli interventi chirurgici al cuore hanno avuto successo.  Se applicata al bacino o alle gambe, può rivelare in anticipo una malattia alle arterie periferiche.

Il rischio per il paziente che si sottopone ad RMI è minimale e le accortezze da prendere sono le medesime consigliate per la risonanza magnetica. Il cardiopatico portatore di dispositivi metallici impiantati, come pacemaker o defibrillatori, dovrà quindi preventivamente verificare se l’apparecchio sia certificato come sicuro per la risonanza magnetica. Allo stesso modo bisognerà sempre verificare con il medico se la RMI è sicura per il cardiopatico portatore di stent e di valvola cardiaca artificiale. Se di recente ci si è sottoposti ad un’operazione cardiochirurgica, se si è in gravidanza, se si hanno dei tatuaggi (l’inchiostro scuro contiene metalli) e se si hanno problemi renali bisognerà consultare il medico. La procedura dura tra i trenta ed i novanta minuti  ed in caso di esame angiografico il liquido di contrasto che viene iniettato non contiene iodio ed è quindi  meno probabile che possa causare allergia rispetto a quello usato per la TC.

   

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