La lunghezza del DNA può essere una causa della malattia coronarica? E può essere considerata come un valido indicatore del rischio cardiovascolare nella popolazione? Queste sono le domande a cui ha tentato di rispondere uno studio dei ricercatori dell’Università di Bristol in Inghilterra pubblicato recentemente sul British Medical Journal. Lo studio, il più autorevole realizzato fin’ora in ragione dell’ampiezza dei dati analizzati, ha riscontrato una relazione inversamente proporzionale tra la lunghezza dei telomeri ( estremità del DNA) e la presenza del rischio cardiovascolare. Si tratta di una correlazione scoperta indipendentemente dai classici fattori di rischio quali, ad esempio, l’età, la familiarità con la malattia o il tabagismo, e per questo di significativa importanza. Tuttavia, nonostante sia provato che la causa dell’aterosclerosi, ossia lo stress ossidativo, porta ad un accorciamento di questa parte di DNA, lo studio non è riuscito a provare il nesso causale tra lunghezza dei telomeri e malattia coronarica così come non si è potuto confermare il valore predittivo sul rischio di contrarre malattie cardiovascolari basandosi esclusivamente sulla misurazione del DNA in quanto altri studi sui telomeri hanno condotto a risultati di senso contrario.