Negli ultimi anni i medici hanno imparato che non tutti i danni derivanti da un attacco di cuore sono causati dall'attacco di cuore recentemente subito. In molti casi, il tessuto cardiaco può risultare danneggiato anche dopo che il flusso sanguigno si è restaurato.
Ora i ricercatori stanno sviluppando un trattamento che combatte questo danno post-infarto, che causa un accumulo di fluido attorno all'area del cuore danneggiata. I risultati dello studio sono pubblicati nell'edizione di Marzo del
Journal of Clinical Investigation.
Durante l'attacco di cuore un segnala arriva alle arterie vicino alla zona dell'attacco. Questo segnale promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni. Tuttavia, esso provoca inoltre una maggiore permeabilità delle arterie, con il risultato di perdite attorno all'area coinvolta.
Questo accumulo di fluido, chiamato edema, può uccidere molto più tessuto cardiaco nelle ore e giorni successivi ad un attacco, sebbene sufficiente sangue ricco di ossigeno raggiunga il cuore.
Il trattamento sperimentale blocca il complesso processo che causa la perdita attraverso i vasi sanguigni. Dai tests di laboratorio sembra che il trattamento riduca sensibilmente il danneggiamento del tessuto fino a sei ore dopo l'attacco cardiaco.
Più di un milione di americani soffrono di attacchi cardiaci ogni anno, oltre 500.000 a seguito dell'attacco iniziale e molti ad un anno dall'attacco. I sopravissuti ad un attacco cardiaco devono spesso coesistere con cuori indeboliti che necessitano pacemakers, terapia farmacologia e trattamenti invasivi ( Bypass, angioplastica, stents,ecc.). Limitando il danno, le devastanti conseguenze di un attacco di cuore potrebbero essere minimizzate.
Enrico Sironi
Fonte: Heartcenteronline